Escursione alle Neviere del Faito: tra natura, storia e spiritualità
( Escursioni nella Natura )
Un’escursione sul Monte Faito è un viaggio che unisce natura, tradizione e spiritualità. Nel percorso che conduce alle antiche neviere godi di aria salubre, la Grotta di San Catello aggiunge emozioni intense e suggestioni che affondano le radici nella storia religiosa, la vetta raggiunta regala il paesaggio mozzafiato che tutti ambiscono.
Se avrai la pazienza di leggermi fino in fondo, ti guiderò passo dopo passo lungo un sentiero breve ma intenso, raccontandoti l’esperienza vissuta con la mia famiglia e dandoti indicazioni utili per affrontare l’escursione nel migliore dei modi.

Escursione alle Neviere del Faito: tra natura, storia e spiritualità
L’itinerario ha inizio poco sotto il Santuario di San Michele. Qui, in un ampio spiazzo pietroso abbiamo parcheggiato la macchina. Questo spiazzo sul sentiero CAI 350, spesso è scelto come base anche da chi si dirige verso il Molare, la cima più alta dei Monti Lattari.
Sulla destra dello spiazzo, dietro una sbarra che talvolta chiude l’accesso, prende vita una mulattiera comoda, ampia e ben tracciata. Il cammino si snoda in una serie di tornanti dolci che accompagnano l’escursionista verso un’antica faggeta.
Le neviere del Faito e i faggi secolari
Dopo una salita regolare, la mulattiera si apre in una radura ampia e d ombreggiata. Qui il tempo sembra essersi fermato. Le antiche neviere, grandi fosse scavate e utilizzate in passato per conservare la neve, testimoniano la vita dura e ingegnosa delle comunità locali.
Attorno, imponenti faggi secolari offrono ombra e frescura, creando un’atmosfera magica. Camminare tra queste presenze silenziose è come entrare in una cattedrale naturale.

Dal tratto E al tratto EE: l’avventura si intensifica
Alle spalle delle neviere, l’escursione cambia volto. Si sale in direzione di un pilone dell’energia elettrica, punto di riferimento che indica l’inizio della parte più impegnativa del percorso.
Qui la difficoltà cresce: il sentiero da E (escursionistico) diventa EE (escursionisti esperti). Occorre affrontare uno scosceso declivio, un passaggio ripido che ho percorso solo con i miei figli Domenico e Stefano. Poi l’adrenalina aumenta, ma il luogo che attende ripaga ogni sforzo.

La Grotta di San Catello: spiritualità nella roccia
Dal declivio si scorge, sul costone roccioso alla destra in alto, l’apertura della Grotta di San Catello. Per raggiungerla bisogna affrontare una cengia esposta, stretta e in salita. Lasciamo qui i bastoncini da trekking che potrebbero dare impaccio e con passo sicuro ci accingiamo ad affrontare una breve ma intensa arrampicata.
Una vecchia catena corrimano assicura il passaggio, ma il tratto resta scivoloso e richiede molta attenzione (lo sconsiglio vivamente a chi soffre di vertigini e a chiunque abbia poca preparazione fisica o non calzi scarpe o scarponi adatti alla montagna).
L’arrivo alla grotta è emozionante. Qui, secondo la tradizione, si ritiravano in preghiera San Catello e Sant’Antonino, patroni di Castellammare di Stabia e Sorrento. Un luogo sacro, sospeso tra cielo e roccia, che trasmette pace e raccoglimento.

Il ritorno e la felice scoperta di Pizzo Castellone
Dopo la visita, abbiamo ripercorso con prudenza la cengia e ci siamo ricongiunti con mia moglie Lia e mio figlio Lorenzo che ci hanno atteso trenta metri più su. Insieme siamo tornati verso il punto chiamato Castellone.
Qui, invece di rientrare, abbiamo imboccato un sentiero secondario in direzione Sud che in tutta sincerità non conoscevo. Poco battuto e quasi nascosto, si sviluppa per circa 300 metri in salita. In meno di 15 minuti ci ha condotti a una terrazza panoramica sorprendente: Pizzo Castellone.

La vista che si apre da questo punto è davvero unica. A Nord si ammira il Santuario di San Michele. Voltandosi a Sud-Est, appare il profilo appuntito del Canino e l’imponente massiccio del Molare. Infine, a Sud-Ovest, la Penisola sorrentina si stende dolcemente verso il mare, in un quadro naturale che lascia senza fiato.
Che dire, quella di Pizzo Castellone è stata una scoperta inaspettata, una di quelle sorprese semplici ma intense, capaci di restituirmi l’entusiasmo delle mie prime avventure in montagna.
Conclusione dell’escursione
Dopo aver contemplato a lungo il panorama di Pizzo Castellone, siamo tornati indietro sui nostri passi. Il rientro verso l’auto è stato accompagnato da sorrisi e commenti entusiastici sulla splendida giornata trascorsa.
Questa escursione al Monte Faito, con le neviere, la grotta di San Catello e l’inatteso balcone naturale di Pizzo Castellone, è un itinerario escursionistico breve, ma ricco di emozioni e soddisfazioni. Prossimamente ci ritorneremo ben volentieri.

Consigli pratici per l’escursione
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Classificazione sentiero: E fino alle neviere, EE tratto della Grotta di San Catello.
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Equipaggiamento: scarponcini da trekking, bastoncini e caschetto consigliato per la parte esposta.
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Attenzione: non affrontare la cengia se soffri di vertigini, se non sei esperto di escursionismo e in caso di pioggia o terreno bagnato.
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Periodo ideale: primavera e inizio autunno, quando il clima è mite e i boschi regalano i colori più belli.
Scheda Tecnica Escursione
Itinerario: Escursione alle Neviere del Faito, Grotta di San Catello, Pizzo Castellone.
Tempi indicativi per camminata a passo escursionistico e soste. Verificare meteo, equipaggiamento prima della partenza.
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↔️ Distanza A/R: 2,2 km
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⏱ Tempo di percorrenza: 80 min
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Andata: 60 min
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Ritorno: 20 min
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⛰ Dislivello: 80 m
Fonte: https://www.caimontilattari.it/sentiero/350b/
Itinerario escursionistico (pagina indice)

Giornalista pubblicista (OdG n. 146480), appassionato di viaggi, escursioni e natura, si occupa di risparmio, economia domestica, ecologia e pratiche sostenibili.
